Parlare di acqua è parlare di vita: la utilizziamo tutti i giorni per lavarci, per cucinare, per innaffiare le piante e soprattutto la beviamo per idratarci e per mantenere inalterate tutte le nostre funzioni vitali. L’acqua, infatti, oltre a essere il costituente del corpo in maggior quantità (siamo fatti al 70% di acqua e nei bambini la percentuale è ancora maggiore), è essenziale per l’organismo perché fa assimilare i nutrienti, mantiene in equilibrio temperatura e pressione, elimina scorie e tossine e agisce come lubrificante e ammortizzatore su articolazioni e tessuti. La nostra sopravvivenza è talmente connessa a questo prezioso elemento che i Centri per il controllo delle malattie e la loro prevenzione raccomandano di berne almeno otto bicchieri ogni giorno. Bere è importante, dunque, anzi indispensabile per mantenere sempre in perfetto equilibrio il “bilancio idrico” delle entrate e delle uscite. Anche perché il segnale della sete arriva in ritardo, quando si è già leggermente disidratati, ed è bene sapere che una seppur lieve perdita di liquidi si ripercuote a più livelli su tutto l’organismo. Per esempio, con una perdita pari all’1% del peso risultano più difficoltose le performance fisiche e intellettuali e aumentando la carenza d’acqua fino al limite del 10%, la disidratazione comporta alterazioni del sistema nervoso centrale che possono mettere la persona in pericolo di vita. Ma acqua è anche terapia: il nostro Paese è tra i più ricchi al mondo di acque termali. Il termine SPA “Salus per Aquam”, coniato dai latini, sta ad indicare proprio questo: l’acqua è fonte di cura e di salute. La Medicina Termale così come la Talassoterapia utilizzano l’acqua per curare stati infiammatori cronici e patologie respiratorie, allo stesso modo nella terapia idropinica è l’acqua termale in bibita a portare benessere agli apparati epato-biliare, cardio-circolatorio, gastro-intestinale, urinario. Bere acqua minerale ad alto residuo fisso è anche il modo più semplice per apportare al nostro organismo i minerali utili alle nostre ossa e a rafforzare lo smalto dei nostri denti, con minerali quali il calcio, il magnesio, il fluoro. Acqua però è oggi più che mai prima anche emergenza ambientale: microplastiche e nanoplastiche stanno invadendo i nostri mari e sono entrate nella catena alimentare di pesci e mammiferi, uomo compreso. Inoltre, inquinanti emergenti (PHAS) e olii esausti anche di uso domestico (ogni litro di olio usato ad esempio per cucinare, versato nel rubinetto di cucina o nel wc inquina 1 milione di litri di acqua di falda) rappresentano un problema che deve essere affrontato seriamente a tutti i livelli per ridare all’ambiente e a tutti noi, animali compresi, che lo abitiamo, uno stato di salubrità che garantisca disponibilità idrica di qualità e mare pulito. Acqua, infine, in Italia è economia: voce importante del nostro PIL se pensiamo che acqua salubre e pulita significa anche turismo di qualità sulle nostre spiagge, nei nostri laghi e sui nostri fiumi oltre che acqua per irrigazione, per allevamento, per alimentazione.

Il destino dell’uomo è intrinsecamente correlato alla disponibilità d’acqua di buona qualità e per costruire il futuro cui aspiriamo, abbiamo bisogno di unire i contributi della natura, della scienza e dell’innovazione per raggiungere la sicurezza della risorsa idrica. In quest’ottica nel 2017 abbiamo dato vita al Progetto “SIMA Safe Water” che prevede attività di ricerca scientifica, opera di sensibilizzazione e divulgazione nelle scuole primarie e presso la popolazione per ridurre lo spreco di risorse idriche e migliorarne la qualità. E ancora: l’istituzione di un “Water Day”, occasione per un approfondimento scientifico – divulgativo sul tema acqua con un appuntamento annuale dedicato ed aperto al pubblico.

Approfondimenti:

Acqua e Salute
In Italia disponiamo di circa 7.841 corpi idrici superficiali significativi, 534 grandi invasi e oltre 8.000 piccoli invasi con un consumo che è cresciuto del 600% dal secolo scorso: condizione che mette a rischio gli approvvigionamenti al verificarsi di eventi siccitosi. Ma alle criticità legate agli aspetti quantitativi si associano anche quelle qualitative a seguito di minacce naturali e soprattutto antropiche dovute prioritariamente ai settori produttivi che occorre siano orientati sempre più verso percorsi di sostenibilità. Il destino dell’uomo è intrinsecamente correlato alla disponibilità d’acqua di buona qualità. Per costruire il futuro cui aspiriamo, abbiamo bisogno di unire i contributi della natura, della scienza e dell’innovazione per raggiungere la sicurezza della risorsa idrica. Un’adeguata gestione dell’acqua, a qualsiasi livello dalla captazione ai rubinetti, è un problema che interessa tutti, anche per le implicazioni dirette sulla salute. Nell’estate 2017, la quarta più asciutta degli ultimi due secoli, le ondate di calore sono state più frequenti e più intense in 571 città europee, con un triste primato per Roma e con un incremento della siccità nell’Europa meridionale. Le analisi mostrano che 0,5 °C di temperatura media in più aumentano di quasi 2,5 volte la probabilità di eventi mortali con oltre 100 vittime per gli effetti diretti delle temperature, a prescindere da siccità, alluvioni e altri danni.

Le certezze relative ai cambiamenti climatici ed ambientali rendono imprescindibili scelte strategiche incardinate su solide basi scientifiche e opportuni indirizzi di adattamento, tra cui:

– promuovere la tutela della risorsa idrica;
– pianificare opportuni investimenti nelle reti idriche e nelle infrastrutture sia per operare un controllo delle perdite ma anche per evitare contaminazioni;
– favorire l’aggregazione strutturata di attività di sorveglianza;
– promuovere l’efficienza anche qualitativa dell’uso dell’acqua in tutti i settori (agricolo, industriale, potabile);
– promuovere nei Distretti politiche intersettoriali, regionali, nazionali e sub-nazionali;
– sostenere la modellazione e il monitoraggio di eventi pericolosi dalla siccità sino alle fioriture di alghe e la produzione di tossine nell’ambiente acquatico, alla presenza di contaminazioni;
– valutare gli aspetti sanitari legati ad eventi estremi e riferiti al rilascio di patogeni prevenendo gli effetti sulla qualità da inondazioni.

Occorre comunque sottolineare che l’acqua italiana è di ottima qualità e che le acque sotterranee che costituiscono la fonte primaria delle acque potabili, con una percentuale che sfiora l’85%, sono al 5° posto in Europa dopo l’Austria, la Svezia, l’Irlanda e l’Ungheria. Nonostante lo stato chimico delle acque Italiane sia migliore rispetto a quasi tutte le Nazioni europee in Italia si fa un importantissimo ricorso alle acque minerali che registrano consumi in continua crescita superando i 208 litri pro-capite annui. Si tratta del consumo più alto in Europa e terzo al mondo: ci superano solo Messico (con 264 l/pro-capite) e Thailandia 246 (con 246 l/pro-capite).  Da tale quadro emerge la necessità di informare opportunamente i cittadini per ridare fiducia alle acque potabili del nostro Paese, possibilmente avendo cura di gestire piccole manutenzione a livello domestico, dalla sostituzione periodica dei filtri alla sanificazione dei serbatori condominiali, ove presenti.

L’acqua è molto più di un bene commercializzabile, è un elemento di vita e la grande sfida del futuro è gestire l’acqua in modo sostenibile creando nuovi equilibri tra risorse idriche, bisogni primari dell’uomo, sviluppo e ambiente.

Le microplastiche e le strategie pre-normative
Il tema delle microplastiche portato recentemente alla ribalta dalla stampa internazionale, necessita di attenzioni e sensibilità che travalicano l’ambito marino, opportunamente incluso nella Marine Strategy Framework Directive, considerando che un’elevatissima percentuale delle microplastiche che raggiungono il mare, provengono dalle acque interne e sono strettamente connesse con gli stili di consumo. Le microplastiche primarie, volutamente di dimensioni microscopiche, sono utilizzate in dentifrici, cosmetici e detergenti e scrub per il viso e come esfolianti. In ambito edile sono utilizzate come plastificanti dei cementi e degli intonaci e pitture o nelle tecnologie di idropulitura e sabbiatura di superfici con materiali acrilici, melamine o poliesteri; il processo di idropulitura viene effettuata anche a scafi di imbarcazioni per rimuovere la ruggine e le vernici ammalorate. Tali sabbie artificiali utilizzate durante tali pratiche si arricchiscono di metalli pesanti come cadmio, cromo e piombo. Le microplastiche possono essere utilizzate come eccipienti in alcuni farmaci e nella diagnostica medica. Ulteriore ambito di elevata diffusione delle microplastiche è l’abbigliamento in cui da tempo si utilizzano fibre chimiche (artificiali e sintetiche) come ad esempio la viscosa, l’acetato, l’acrilico, il poliestere, e tante altre. Le fibre sintetiche negli ultimi anni hanno subito un incremento produttivo notevolissimo con la nascita di nuove fabbriche e la riconversione di altre già esistenti; ad es. la microfibra è un materiale prodotto dalla combinazione di due fibre di base: il poliestere e la poliammide (sottoprodotto del nylon). A tale proposito si pensi che una felpa di poliestere rilascia nell’acqua di lavaggio fino a 1 milione di microfibre ed un paio di calze di nylon 136.000. Le microplastiche possono produrre effetti ecotossicologici legati alla loro capacità di adsorbire varie classi di inquinanti chimici e di trasferirli nelle reti trofiche, poiché possono diventare vettori per metalli pesanti e vari distruttori endocrini come ftalati, bisfenolo A, PBDE, alchilfenoli, policlorobifenili (PCB), etc., oltre che di numerosi farmaci, riversati in grandi quantità negli ambienti acquatici. Per tale motivo è necessario intervenire sul piano normativo, sia per limitare l’impiego delle microplastiche nei comparti indicati, ma anche per favorire la standardizzazione delle metodiche analitiche eseguendo azioni di intercalibrazione tra laboratori ed utilizzando tecniche analitiche affidabili (es. con spettroscopia Raman, FT-IR o Py-GC/MS) per identificare il tipo di plastica. Infatti, diversi studi affermano che fino al 70% delle particelle visivamente individuate al microscopio e con metodi empirici colorimetrici (recentemente utilizzati da alcune università statunitensi) vengono, in seguito ad una caratterizzazione chimica, identificate come falsi positivi, indicando l’erronea presenza di microplastiche anche in acque potabili e/o minerali.
L’Italia anche sul piano normativo è all’avanguardia in ambito internazionale essendo stato il primo Paese al mondo che ha sancito con la Legge di bilancio 2018, lo stop ai cotton fioc non biodegradabili dal 2019 ed il divieto di utilizzare microplastiche nei cosmetici dal 2020. In questo modo l’eccellenza dell’industria cosmetica italiana punta sull’ambiente e sulla sostenibilità: un esempio che si auspica possa essere emulato in altri comparti. L’esempio italiano dimostra come le norme possano alimentare un sistema diffuso e multiforme di tutela dell’acqua e della salute, in una visione ecologica che genera impulsi innovativi che concretizzino le giuste consonanze tra economicità ed efficacia, nel segno della sostenibilità.