Il parere dell'esperto di medicina ambientale

Covid, OMS: "Per arginare il virus, implementare l'uso della ventilazione negli ambienti chiusi"

Società Italiana di Medicina Ambientale: "Monitorare la concentrazione di CO2 in ambienti indoor per conoscere il rischio di contagio a cui siamo sottoposti"

Covid, OMS: "Per arginare il virus, implementare l'uso della ventilazione negli ambienti chiusi"
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Se ne parla da tempo, ma ora è arrivato anche il monito dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità): per arginare la circolazione del virus bisogna implementare l’uso della ventilazione. Quando non è possibile farlo aprendo semplicemente una finestra, si deve investire in sistemi meccanici di aspirazione e purificazione dell’aria.

Si tratta di un’arma inizialmente sottovalutata che oggi, constatato che - nonostante i vaccini, le restrizioni e i dispositivi di protezione- la circolazione del virus continua a crescere in maniera esponenziale, può giocare un ruolo fondamentale nella battaglia contro il Covid-19.

Ovviamente la campagna vaccinale resta la fonte primaria di protezione contro la malattia grave e il ricovero, ma la crescita costante dei contagi, accelerata in questa fase dalla variante Omicron, è difficile da combattere solo a suon di mascherine e distanziamento.

Chi da tempo sostiene l’importanza e il rilievo del monitoraggio dell’aria negli ambienti chiusi nella lotta al Covid 19 è Alessandro Miani, presidente di SIMA (Società Italiana di Medicina Ambientale) e docente di Prevenzione Ambientale all’Università Statale di Milano.

Già ad agosto del 2020 parlava di ventilazione e aerazione degli ambienti chiusi per frenare la catena dei contagi e, in questi lunghi mesi di pandemia, non ha mai smesso. Con l'organizzazione no profit che guida, ha portato avanti una serie di studi su come il semplice monitoraggio della CO2 indoor sia rilevante al fine di mitigare il rischio Sars-Cov-2 veicolato dall’aria respirata in ambienti confinati. Ci siamo rivolti a lui per approfondire l’argomento.

Ricordiamo perché negli ambienti chiusi il virus cammina più veloce..?

Il virus Sars CoV-2 è un virus cosiddetto “airborne”, cioè a trasmissione aerea. Si diffonde attraverso le particelle emesse nell’aria durante l’espirazione. Quelle più piccole (aerosol) restano sospese nell’aria più a lungo e possono contagiare anche chi ci è meno vicino. In un ambiente chiuso, poco ventilato e con livelli di umidità alti il virus resta vitale per circa due secondi e mezzo e l'aerosol di goccioline che lo contiene può arrivare a percorrere oltre 10 metri di distanza da chi lo espira. Condizione cruciale quindi per favorire la trasmissione del virus negli ambienti confinati è la scarsa ventilazione degli stessi e quindi non adeguati o sufficienti ricambi di aria.

 Lei da tempo, con la società scientifica SIMA, sostiene l’importanza di monitorare la CO2 per verificare il rischio di contagio negli ambienti indoor. Perché proprio l’anidride carbonica?

Il monitoraggio continuo della CO2 al fine di minimizzare il rischio di diffusione del Covid-19 è ampiamente condiviso dalla comunità scientifica internazionale grazie a numerosi studi condotti, di cui uno pubblicato da SIMA, che ha visto protagonista lo studio dell'aria indoor delle aule di scuole pugliesi.

Si sceglie di monitorare la CO2 perché è un indicatore di qualità dell'aria: quando espiriamo liberiamo CO2 al pari di un aerosol di goccioline che, se siamo infetti, possono contenere il virus. A livelli di CO2 indoor pari o inferiori a 700 ppm (parti per milione) il rischio che abbiamo di respirare aria emessa da altre persone presenti con noi in un determinato ambiente è inferiore all'1%. Per mantenere livelli di CO2 sicuri è quindi necessario ventilare l'ambiente in modo naturale, aprendo finestre e porte, o meccanizzato, dotando l'ambiente di sistemi di aspirazione, ventilazione meccanica controllata e, in aggiunta, anche di purificazione dell'aria. In pratica il livello di CO2 è un indicatore del rischio.

 Come è possibile misurare la CO2? 

 Per misurarla basta utilizzare un dispositivo smart, validato scientificamente e calibrato, a semaforo facilissimo da usare: se la luce è verde la qualità dell’aria è idonea, se è gialla il rischio di contagio è medio, se il semaforo è rosso la concentrazione di CO2 è alta e quindi più alto anche il rischio di respirare aria potenzialmente infetta.

 E qui entrano in ballo i sistemi di ventilazione. Su quali bisognerebbe investire?

 Aprire porte e finestre resta il sistema di ventilazione più economico e più facile da adottare ma non sempre è sufficiente. Alle volte potrebbe rendersi utile ridurre il numero di persone presenti in un ambiente indoor per limitare di conseguenza il rischio. Inoltre, molti edifici pubblici hanno finestre piccole rispetto alle dimensioni degli ambienti chiusi. In questi casi ci vengono in aiuto la VCM - Ventilazione Meccanica Controllata - e la purificazione dell’aria. Si tratta di dispositivi di facile installazione che hanno però un certo costo, ma possono fare la differenza. La VCM estrae aria interna viziata e immette aria esterna pre-filtrandola. La purificazione invece blocca le particelle su filtri e, grazie ad alcune tecnologie, elimina i virus. Ventilare significa diluire i contaminanti aerodispersi. Più aria cambiamo maggiore la diluizione e minore il rischio di contagio via aria.

Come essere certi che gli apparecchi per purificare l’aria sul mercato siano effettivamente adeguati all’ambiente per cui vogliamo utilizzarli?

I dispositivi devono essere parametrati al volume d’aria da trattare, altrimenti il loro utilizzo risulta inutile al fine della mitigazione del rischio di contagio. Devono essere validati scientificamente, sottoposti, cioè, a test (che non sono obbligatori per legge) utili a determinarne le reali capacità di funzionamento e utilità in epoca pandemica. Devono poi essere calibrati sulla base delle evidenze scientifiche, da qui l’importanza di rilevare la quantità di CO2 nell’ambiente in cui si intende installare un sistema di ventilazione.

L’Oms avverte di “dotare tutti gli ambienti di VMC”, ma non è sempre necessario. Emblematico in tal senso un progetto pilota di monitoraggio della CO2 nelle scuole pugliesi condotto recentemente dalla SIMA. Nel 55% delle aule non era necessario altro che aprire le finestre e le porte per un normale cambio d’aria. Nel restante 45% abbiamo verificato che era necessario dotare gli ambienti con sistemi di ventilazione meccanizzata per abbassare la concentrazione di anidride carbonica e, dunque, il rischio di diffondere il coronavirus. Prima di investire soldi pubblici meglio verificare dove strumenti di ventilazione sono realmente necessari.